IL TRATTAMENTO PODOLOGICO DELL’UNGHIA INCARNITA
L’unghia incarnita è una patologia molto frequente che colpisce soprattutto i giovani adulti. La malattia insorge generalmente su un’anomalia anatomica congenita che prende il nome di “malallineamento congenito dell’alluce”: l’unghia dell’alluce è deviata lateralmente rispetto all’asse della falange distale del dito; l’incarnimento è spesso precipitato da un pedicure non corretto con la formazione di spicule laterali che penetrano nei tessuti molli e causano una reazione infiammatoria più o meno grave e persistente. Si distinguono, a seconda della gravità, 3 gradi di incarnimento:
I° grado: infiammazione della piega ungueale laterale con dolore ed essudazione talvolta purulenta,
II° grado: formazione di tessuto di granulazione facilmente sanguinante che dal solco ungueale protrude a ricoprire parzialmente la lamina. Persiste dolore che interferisce con la deambulazione e le attività sportive,
III° grado: il tessuto di granulazione va incontro a riepitelizzazione con formazione di un cuscinetto che ricopre la lamina.
Nell’unghia incarnita di I grado, l’intervento del podologo è molto utile in quanto l’asportazione della spicula e un trattamento non invasivo con medicazioni ad hoc può portare a guarigione senza necessità di intervento chirurgico. Il titolo di podologo viene oggi ottenuto con un corso di laurea breve della durata di tre anni. Se l’incarnimento è grave, cioè la piega laterale è molto infiammata, sanguina vi è secrezione purulenta è necessario asportare definitivamente la porzione di matrice che da origine alla parte laterale della lamina (corno laterale della matrice).
Questa porzione di matrice è situata in profondità e lateralmente nella falange per cui non viene distrutta se ci si limita a estrarre chirurgicamente l’unghia malata.
Questo spiega perché gli interventi di avulsione dell’unghia oltre ad essere dolorosi e invalidanti ma non risolvono mai definitivamente il problema.
OPERARE O NON OPERARE L’UNGHIA INCARNITA?
Cercando risposte sul web a questo fondamentale quesito ci si imbatte nelle indicazioni più disperate: dal consiglio delle nonne al rimedio inventato all’ultimo minuto, quasi tutti frutto di un’esperienza personale! Ma nei miei 15 anni di esperienze su centinaia di casi mi portano a dire che sicuramente il primo passo da compiere è un’accurata visita podologica da adottare in ogni caso per valutare il tipo di morfologia, lo stato dell’unghia e lo stato dei tessuti periungueali (la presenza dunque di formazioni callose o fibrotiche in prossimità dei solchi, ecc).
La prima domanda che il podologo si pone: è la prima volta che si presenta tale problema ?
Se il quadro clinico sembra essere risolvibile, sicuramente la prima strada che consiglio di seguire è quella del trattamento podologico, accertando che magari non sia stato solo un taglio scorretto a causare l’incarnimento dell’unghia, o che non siano presenti solo callosità periungueali, risolvibili facilmente con trattamenti da seguire mensilmente finché le cause non vengono risolte.
Se invece, questi interventi sono già stati eseguiti, oppure l’onicocriptosi si presenta da subito in forma grave al 2° o al 3° stadio, con notevole alterazione del decorso della lamina ungueale che rimane incarnita in profondità, oppure si è difronte a recidive di altri tipi di interventi anche chirurgici, non vi è dubbio: l’unica soluzione è l’intervento podologico di onicectomia parziale con fenolizzazione della matrice, eseguita secondo le tecniche podiatriche dei colleghi statunitensi utilizzate da loro da oltre 70 anni. E’ un intervento semplice, rapido, indolore, definitivo e con un margine di successo così alto che lo rende in assoluto la soluzione più idonea al caso.