I. L’emergere di una certa logica del tempo
Introduzione
La nascita, caotica, della Posturologia clinica ha influenzato e tuttora condiziona l’emergere di una certa logica del tempo nell’approccio del reale. Questa nuova concezione del tempo si contrappone a quella del XIX secolo che “contava degli istanti, annotava delle simultaneità, ma ignorava quello che accadeva negli intervalli”, come diceva BERGSON. L’oppressione del pensiero unico ha sottovalutato, snobbando ancora oggi questa nuova maniera di pensare che include la durata, la “continuazione di ciò che non è più in ciò che è” (BERGSON H., 1922). Un tempo alla maniera di Takens che non esita a mescolare gli istanti successivi, sicuro che la logica della continuità ci può essere utile a “superare il ponte degli asini” della successione, per meglio comprendere il reale.
La cronologia degli eventi ci aiuterà a ripercorrere il tortuoso cammino della storia.
L’errore epistemologico di Claude Bernard
Claude BERNARD, il maestro di pensiero di tante generazioni di medici – il suo Introduzione allo Studio della Medicina Sperimentale pubblicato per la prima volta nel 1865, è stato ristampato, e per la quinta volta, nel 1930! – Claude BERNARD che ha dato tanto alla Medicina, sarà ancora oggi utile per dimostrare verso quale errore epistemologico ci può condurre l’assenza di senso storico.
Nel suo Introduzione allo Studio della Medicina Sperimentale ci propone uno studio critico delle condizioni della conoscenza scientifica. “ La scolastica impone la sua idea come una verità assoluta…Contrariamente lo sperimentatore, più modestamente, propone la propria idea come una domanda che egli confronta ad ogni istante con la realtà a mezzo dell’esperienza.” Scrive nell’introduzione al secondo capitolo della prima parte della sua opera. E’ difficile essere più chiari. Conoscere è, in tutta modestia, stabilire un dialogo tra la ragione e la realtà.
Ma non lasciamoci ingannare dalle parole. Quest’uomo del XIX secolo non è così modesto come vorrebbe farci credere. Professore al Collegio di Francia, erede del secolo dei Lumi, testimone del trionfo della Ragione umana, egli ha perfettamente coscienza della potenza di questa Ragione…Ma per essere veramente modesto, gli manca la coscienza della storicità della Ragione! Sarebbe a dire che egli non ha capito che la ragione umana è in divenire, che essa non ha ancora raggiunto la pienezza della sua dimensione, che essa ha ancora molto da apprendere dalla sua frequentazione della realtà. Ciò appare in modo particolare nello sviluppo del suo pensiero ; scegliendo tra le righe : “La ragione deve sottostare alla realtà degli eventi…. A condizione che gli eventi siano ragionevoli!”.
Questo piccolo conflitto di gerarchia tra ragione e realtà, si rivela a proposito del veleno del rospo. Claude BERNARD afferma che non possano venire accettati fatti che non siano lineari e categoricamente lo sottolinea nel secondo paragrafo del capitolo due della terza parte del suo Introduzione allo Studio della Medicina Sperimentale, ove molto chiaramente scrive : “Un fatto il cui determinismo non sia totalmente razionale deve essere respinto dalla scienza.”
Evidentemente!… La scienza non è una raccolta di fatti indeterminati e irrazionali…Ma, allorquando gli a priori razionali del sapiente divengono l’unico metro di giudizio per decidere se i fatti che egli osserva sono o non sono scientifici, la sua scienza rischia allora di essere https:\/\/www.dottordavidemambrin.ita più che il riflesso dei suoi a priori! Dato che la logica del suo tempo non gli avrebbe mai permesso il pensiero non lineare, Claude BERNARD pensò che i fenomeni non lineari fossero irrazionali.
La storia della medicina, e non solamente della Posturologia, urta pienamente con questa petizione di principio, con questo errore epistemologico, con questa dimenticanza che la logica del mondo non è affatto la nostra logica. Vedremo i medici, in alcuni casi, perdere la bussola ; provati dal conflitto tra loro razionalità e la realtà, non sapranno neanche più ove fissare i limiti dell’esercizio della loro Arte.
Effettivamente, non è semplice entrare nel gioco interattivo del mondo e dell’intelligenza, lasciare che il mondo educhi la nostra ragione a meglio comprenderlo…
Prima del 1870 : il trionfo dell’Anatomo-clinica
Nell’epoca in cui Claude BERNARD pubblicava il suo Introduzione allo studio della Medicina Sperimentale, l’equipe della Salpetriere, sotto l’impulso di Jean-Martin CHARCOT, strutturava la nosologia delle malattie del sistema nervoso centrale attorno al concetto anatomo-clinico. Essi misero in risalto che la rappresentazione razionale nello spazio di quelle parti del corpo permetteva di tenere un discorso coerente tra la loro organizzazione topologica, la loro funzione e la clinica. Così , in pochi anni, fu descritto l’essenziale della Neurologia.
Logica spaziale e logica temporale
Questo sfolgorante trionfo dell’anatomo-clinica è il riflesso della disinvoltura con la quale lo spirito dell’uomo maneggia la logica spaziale. Ci sono giustificate ragioni perché sia proprio così. Non solo lo spazio ricade sui sensi, ma ormai già da secoli sappiamo come calcolare la superficie di un campo o il volume di un barile, come mettere in equazione una traiettoria siderale…Ciò che si vede, ciò che si tocca, ciò che si lascia manipolare nello spazio, ecco il reale con il quale la ragione, nel corso dei secoli, si è costruita forti connivenze.
Non è da molto che apparve come un fattore ordinante, senza realtà, semplicemente destinato a registrare la serie degli eventi : il tempo è il “numero del movimento secondo il prima ed il dopo” come ci tramanda Aristotele.
Perciò, la realtà di questo essere di ragione è un punto interrogativo più ancora del tempo, che non è percepibile coi sensi.
Il passato, il presente ed il futuro non possono che essere concepiti simultaneamente, come lo spazio. Ciò che rende presente, nell’istante, il passato ed il futuro non è che un atto intellettuale, unico luogo della storia, unico legame tra il passato ed il futuro nel momento presente. Allora il tempo, fa parte anch’esso del reale. Ne dubitiamo fortemente ai giorni nostri. Non ha scritto forse KANT : “Il tempo non è qualche cosa in se, e nemmeno una determinazione obiettivamente inerente alle cose.” (Critica della ragion pura). Ma il tempo esiste o no?
Alcune menti illuminate, pertanto, cominciano a rendersi conto della povertà del concetto di tempo. Ad esempio, BERGSON, scrisse ad un suo amico : “mi resi conto, con mio grande stupore, che il tempo scientifico non ha durata, che non ci sarebbe https:\/\/www.dottordavidemambrin.ita da cambiare nella nostra conoscenza scientifica delle cose, se la totalità del reale fosse spiegata in un sol colpo, nell’istantaneo, e che la scienza positiva consiste essenzialmente nell’eliminazione della durata.” (lettera a PAPINI). Questa povertà concettuale sarà il nocciolo delle domande che i medici cominceranno a porsi a partire dal 1870.
Dopo il 1870 : il problema delle malattie senza lesione
In effetti, dopo il 1870, l’interesse sposta il suo obiettivo nel gruppo dei pionieri della neurologia; il progetto di descrivere le nuove entità anatomo-cliniche passa in secondo piano, dietro il problema del momento, quello che ossessiona la classe medica del tempo : cosa sono mai queste malattie nervose che non si accompagnano a lesioni anatomiche? Una prima risposta si abbozza con l’isteria. CHARCOT, dato che una crisi isterica può essere scatenata da una seduta di ipnosi, deduce che queste malattie senza lesione possono essere associate a problematiche psicologiche. FREUD è a quel tempo a Parigi ; partecipa a queste magistrali consultazioni sull’isteria, animate da CHARCOT ; egli partecipa attivamente a questa problematica, la sviluppa, e ciò lo porta a riconsiderare il tempo sotto un aspetto talmente nuovo, che lo fa dubitare se convenga ancora chiamarlo “tempo” : “i processi inconsci sono atemporali – scrive in L’inconscio (1915) – nel senso che questi non sono ordinati temporalmente, non sono modificati dal tempo che passa, non hanno in somma alcun rapporto con il tempo”. Alcun rapporto in ogni caso col tempo di PARMENIDE che porta tutto via al suo passaggio : “Non ci bagna mai due volte nello stesso fiume” disse il filosofo. Riprendendo questa immagine, la nuova logica del tempo preciserebbe : mai due volte nello stesso fiume, se si considera l’acqua che scorre, ma il fiume può forse essere ridotto all’acqua trasportata nell’istante t ? il tempo del fiume come il tempo dell’incosciente negano il principio della non-superposizione, che caratterizza la cronologia, e si espandono in una durata che accumula gli effetti degli avvenimenti. E’ nella e attraverso la storia che si organizza la nostra ricerca del piacere, a gradimento di ciò che succede, in noi ed attorno a noi, senza necessità.
FREUD scopre, così, che una nuova rappresentazione razionale del tempo ci permette di tenere un discorso coerente sulle nevrosi, senza fare la minima allusione ad una qualsiasi organizzazione topologica del sistema nervoso centrale.
I medici non si riconosceranno in questo nuovo approccio al reale, in quella scuola che, ancora oggi, chiunque può curare questi malati con la psicanalisi, senza essere accusato di pratica illegale della medicina. Ma allora se i nevrotici non sono dei malati, che cosa è dunque la malattia? Che cosa è la medicina.
1916 : Primo riconoscimento di una malattia posturale
Mentre Sigmund FREUD, a Vienna, studia l’inconscio, a Parigi, Joseph BABINSKI segue un’altra pista, che non porterà a termine. A fianco delle malattie neurologiche che conosce perfettamente, poiché partecipò alla loro descrizione, insieme alle malattie psicologiche che aveva approfonditamente studiato con CHARCOT, egli sospettò dell’esistenza di un altro tipo di malattie del sistema nervoso centrale che non appartenevano né all’isteria né alla neurologia, come lui stesso spiega in Isteria-pitiatismo & disturbi nervosi di ordine riflesso, scritto con FROMENT (1918). Questa intuizione concerneva le malattie posturali? Nulla è meno certo…
Al contrario è sicuro che Pierre MARIE è stato moderatore della prima assemblea dei neurologi che riconobbe una malattia posturale. Questa riunione della società di Neurologia fu convocata in piena guerra – 1916 – alla presenza del Ministro della Difesa, poiché i medici sotto le armi incontravano problematiche serie con i “poilus” ( Pelosi – soprannome dato ai soldati francesi della prima guerra mondiale) feriti al capo. La maggioranza di questi feriti si lamentava di sintomi soggettivi (sensazioni vertiginose, disturbi della vista, instabilità, cefalee, etc.) ai quali non si poteva trovare il minimo supporto anatomo-clinico. Di che cosa si trattava allora? Era solo un sotterfugio per fuggire dal fronte? Dai fantasmi del plotone di esecuzione?
Pierre Marie conduce il dibattito : “Quale è la natura di questi disturbi soggettivi? Quale è il loro grado di gravità? Quale condotta tenere di fronte a questo tipi di feriti, una volta terminata la cicatrizzazione della loro lesione?” (Marie P., 1916).
Tutti i grandi nomi della neurologia partecipano a questa riunione e danno, nell’ordine di iscrizione a ruolo, la loro opinione. Tutte le ipotesi vengono prese in considerazione…Viene emanato un consenso, unico, ma straordinario ; Pierre MARIE lo riporta in questi termini : “in tutti questi soggetti, le descrizioni dei disturbi che essi patiscono sono assolutamente identiche e rappresentate con le stesse espressioni. Evidentemente qui non si tratta di una lezione studiata”. L’intersoggettività fonda l’oggettività!…Un principio filosofico conduce questa assemblea di neurologi a riconoscere la realtà sbalorditiva di questa “affezione senza supporto anatomo-clinico”.
La malattia viene riconosciuta come tale, ma senza essere compresa, senza essere nominata, non tutto era poi stato fatto…Giacché Pierre BONNIER, che partecipa alla riunione, ha intuito che si trattava di una malattia della postura – nel senso attitudinale, come si diceva allora – ma non osa affermarlo : “Io non ho voluto presentare un’osservazione di ordine tecnico… me ne sono pentito più tardi…” Un segretario accetterà di aggiungere, sotto stampa, alcune di queste note di BONNIER alla fine del testo.
Aspettando il caos
In effetti, Pierre BONNIER ha taciuto, perché – al di là della sua intuizione – non aveva grandi cose da dire!… (Bonnier P., 1904) Come avrebbe potuto tenere un discorso coerente, dato che sapeva così poco circa il controllo posturale? La domanda fondamentale : “Come fa’ l’uomo a tenersi in piedi?” era stata ben posta qualche decade prima da Charles BELL (1837), ma le risposte addotte dai fisiologi erano state allora fuorvianti. Nella logica anatomica degli organi di senso – un organo per ogni senso – si era cercato ilsenso dell’equilibrio ed ecco che se ne trovò una pletora :
l’occhio (Romberg , 1853), il vestibolo (Flourens , 1829), i muscoli cervicali (Longet , 1845), il piede (Heyd, citato da Vierordt , 1860) e anche i muscoli oculomotori (Cyon , 1911).
VIERORDT (1860) aveva già tentato di spiegare che tutti questi organi potevano probabilmente partecipare alla stessa funzione ; evidentemente non era stato compreso. Non si capiva e non si conosceva il controllo posturale. Questa innominata malattia posturale che a quel tempo non rientrava nelle categorie anatomo-cliniche della neurologia, che nessun concetto permetteva di comprendere, incontrerà, nel corso del XX secolo, un destino caotico…
Molto presto, i medici cominceranno col dimenticare la sottile dialettica che presiedette al consensus della riunione del 1916. E, siccome il titolo della comunicazione di Pierre MARIE porta il termine “soggettivo”, si metteranno a parlare di “sindrome soggettiva dei traumatizzati del cranio di Pierre MARIE”, quando in realtà Pierre MARIE non gli ebbe mai dato un nome, e soprattutto non quello! Incapaci di saper curare il male, i medici non si interesseranno che al modo nel quale il male è vissuto…Questo accesso soggettivo – giustificato – al paziente sembrerà giustificare l’utilizzo dell’epiteto “soggettivo” per qualificare non solo l’approccio terapeutico, ma anche la sindrome stessa. Quindi, sotto questa etichetta apposta di sbieco, questa sindrome, nel corso degli anni, diventerà sempre più soggettiva, talmente soggettiva che la sua “realtà” finirà per essere nuovamente contestata, ciò che seminerà confusione tra la classe medica. A seconda dell’incarico che essi copriranno – medici legali, medici consiglieri della Sanità, medici del lavoro, etc. – essi prenderanno decisioni contraddittorie che nessuna logica arriverà a conciliare. E’ la confusione totale!…
D’altronde è confusione per tutte quelle malattie che hanno a che fare con la postura.
Colpa di un concetto, di un principio operativo severo e consensuale, https:\/\/www.dottordavidemambrin.ita è organizzato per il malato posturale, né insegnamenti, né strutture amministrative e/o ospedaliere, allorquando ogni malato che si inquadri in una categoria anatomo-clinica è preso in carico da un servizio specialistico e tutta la nebulosa scientifico-amministrativa che ne consegue.
Una tale confusione sottolinea che la logica anatomica è inefficace per curare la malattia posturale, per organizzarne la presa in carico e la cura.
Essere incondizionatamente fedeli alla logica anatomo-clinica induce i medici ad incappare nell’errore epistemologico che trovammo già negli scritti di Claude BERNARD. Non è “razionale” lamentarsi di una moltitudine di sintomi, come fanno i traumatizzati cranici, allorquando tutte le più sofisticate apparecchiature medicali, non mettono in evidenza, e pur con molta difficoltà, che minime lesioni del loro tronco cerebrale. I neurochirurghi sapevano bene, che essi stessi, in seguito ai loro interventi chirurgici, provocavano lesioni altrettanto importanti al cervello senza mai osservare la minima sindrome post-commozionale…
Quello che non è completamente razionale deve essere eliminato dalla medicina scientifica!
1970 : con Nashner anche gli ingegneri si interessano al problema
La situazione comincia a sbloccarsi solo a partire dal 1970, allorquando un giovane studente del M.I.T. di Cambridge decide di fare la sua tesi sul sistema di asservimento del controllo posturale (Nashner LM,1970). Per aprire gli anelli di retroazione di provenienza dalla visione e dalla propriocezione podale, costruì un capolavoro di tecnologia per l’epoca, suscettibile di asservire ai movimenti del centro di gravità del soggetto esaminato, i movimenti della cabina e/o della pedana. Questa apparecchiatura, ideata da un ingegnere, avrà il grande merito di mostrare alla classe medica che… VIERORDT (1860) aveva ragione! La postura dell’uomo eretto, a riposo, è ben controllata da un asservimento che integra le informazioni di una serie di entrate del sistema posturale in seno ad un anello di retroazione destinato a correggere gli scarti del corpo dalla sua posizione di equilibrio, stabilizzandola.
L’importanza logica di questa asserzione non è stata subito percepita.
Si sapeva già, evidentemente, che la serie temporale delle posizioni del corpo nel suo ambiente non era solamente una serie di successioni di differenti stati, ma che essa comportava una concatenazione, una continuità. Si sapeva bene, evidentemente, che esiste una differenza tra x=f(t) e x[t]=f(x[t-1]), ma non si sapeva manipolare logicamente questa differenza, non si sapeva che essa poteva spiegare la titanica efficacia dei battiti d’ala di una povera farfalla (Lorenz E.N., 1993).
Non avevamo compreso Henri Poincaré che pertanto l’aveva detto nel 1908, a proposito di questo tipo di sistema: “ e piccole differenze nelle condizioni iniziali ne generano delle molto grandi nei fenomeni finali”.
1955 : La tesi di Jean-Bernard BARON
Jean Bernard BARON, anche lui, ce lo diceva già da circa vent’anni (Baron J.B, 1955)…Ma lo diceva così male che nessuno avrebbe potuto comprenderlo! Né matematico, né filosofo, ostile ad ogni formalizzazione, si barricava nella sua torre d’avorio dei puri “fatti”, senza accettare di riconoscere che, la parola, da sola, può conferire senso al fatto.
Inoltre, all’epoca, le cose che egli scopriva non erano poi molto eloquenti.
Che una maggiore asimmetria tonica dei muscoli paravertebrali di un animale sopravvenga dopo la tenotomia di un muscolo oculomotore, se, e solamente se, questa tenotomia era veramente minima, incapace cioè di determinare una deviazione degli assi visuali superiore ai 4 gradi! Veramente, bisognava averlo constatato centinaia di volte, per osare ripeterlo in continuazione, nell’indifferenza generale. Del resto nessuno, o quasi, aveva mai visto questi animali e non poteva immaginarsi fino a qual punto potessero torcersi su loro stessi, incapaci di nuotare o di procedere dritti innanzi a loro. Effettivamente bisognava vedere per crederci. Io ho avuto questa fortuna.
Vedere per credere! Il fatto restava comunque da integrare in un discorso logico e coerente…Ora, i miei studi matematici non erano mai andati più in là dell’analisi ed calcolo differenziale ed integrale, ed io non trovavo nella mia mente alcun modello che permettesse di pensare questa assenza di proporzionalità tra la causa e gli effetti.
Ogni mio concetto era “lineare”, come si suol dire, sopportava bene l’addizione e la moltiplicazione, ma non queste bizzarrie degli animali di BARON: causa minima, effetti maggiori; causa maggiore, effetti inesistenti!
L’equazione logistica
E’ allora che al LENA della Salpetriere, grazie a Jacques MARTINERIE, si è venuti a conoscenza dell’equazione logistica:
La sua formulazione, tanti sono i punti in comune, fa cogliere immediatamente il rapporto tra essa ed il sistema posturale (Martinerie J. & Gagey P.M.,1922).In realtà questa equazione descrive la dinamica di una serie concatenata di eventi: ciò che si verifica nell’istante t dipende da quello che si verifica nell’istante t-1, proprio come funziona il controllo posturale a livello dell’anello di retroazione.Non esiste una proporzionalità tra le variazioni del parametro Q e le possibili variazioni del risultato della equazione, esattamente ciò che BARON aveva scoperto nel funzionamento del sistema posturale: una minima tenotomia provoca una maggior ipertonia dei muscoli paravertebrali, sproporzionata rispetto ai danni causati al muscolo oculomotore.Questa assenza di proporzionalità, questa “non linearità” come direbbero i matematici, si è rivelata in seguito essere una regola generale della fisiologia posturale.BARON l’ha messa in evidenza a livello dei muscoli oculomotori negli anni 50; BOURDIOL l’ha riscontrata a livello della pianta del piede negli anni 70: un minimo rilievo in una suoletta può essere più efficace che uno spesso cuneo tradizionale Bourdiol R.J. e all.,1980); FOURNIER ha segnalato lo stesso fenomeno, negli anni 80, a livello delle cuspidi dentarie: è molto meglio testare un sottile film plastificato tra i denti che un grosso rotolino di cotone salivare (Comunicazione personale). Oggi tutti i posturologi lo sanno: più le modifiche delle entrate del sistema posturale della stazione eretta sono fini, più possibilità hanno di risultare efficaci, con un’efficacia non proporzionale alla loro intensità.Nel tempo, i posturologi hanno imparato a raccogliere e ad analizzare ogni segnale fisico proveniente dal sistema posturale, e che l’analisi dinamica non lineare di questo segnale stabilometrico conferma che la dinamica del sistema posturale è realmente non lineare (Gagey P.M. e all., 1998).
La durata formalizzata dal vettore di stato di Takens
Lo studio di questi sistemi dinamici non lineari da parte di POINCARE’ e DULAC e poi da parte della scuola russa e oggi da parte di TAKENS ha smentito BERGSON. Grazie ad essi, la scienza positiva non consiste più essenzialmente “nell’eliminazione della durata” ma al contrario, il teorema di POINCRE’-DULAC (1981), ripreso e perfezionato da TAKENS (1981), introduce la formalizzazione della durata;
E QUESTO rende questo concetto pratico-operativo.
Questo teorema prova che lo stato di un sistema, in un istante di riferimento t, può essere rappresentato nello spazio delle fasi dal vettore:Se è vero che in questa formula τ designa una differenza temporale, si può leggere molto facilmente la durata di questo “istante di riferimento” che va da
All’istante t della cinematica classica, non succede https:\/\/www.dottordavidemambrin.ita, ma nell’”istante di riferimento” t , del vettore di stato di TAKENS succede qualcosa, poiché di fatto è esso stesso durata e la durata ha una sua intrinseca dinamica.
Di una mossa di scacchi, ha detto SAUSSURE non è utile conoscere le mosse precedenti per rispondervi. E’ solo vero che uno spostamento di un pezzo sulla scacchiera crea una condizione completamente nuova la cui struttura è perfettamente determinata in sé stessa e di per sé stessa, ma quest’esempio, fatto per distinguere nettamente la diacronia dalla sincronia, sfuma il ruolo della tattica, della dinamica, che si rivela nella successione temporale delle mosse,
Certamente secondo il vettore di stato di Takens, il tempo è spazializzato entro ed attraverso uno spazio costituito da fasi a n dimensioni, ma questa spazializzazione, comune quando si pensa al tempo, permette in questo caso di pensare ed operare sul passaggio da ciò che non è più a ciò che è. E questa è la novità.
L’enunciato
Grazie a questa novità, noi annunciamo che è possibile tenere un discorso coerente circa l’irregolarità non lineare della stazione eretta.
Questo enunciato logicamente dedotto dalla struttura del sistema posturale, presenta una evidenza certa, ma, come ogni enunciato scientifico, non pretende pertanto di essere vero; può unicamente pretendere di subire gli assalti della critica e resistere eventualmente e per un certo tempo alla sua “falsificazione” (Popper K.R.,1935). Tuttavia, questo enunciato è già corroborato da cento anni di storia nella misura in cui, dopo il 1870, si constata che è impossibile tenere un discorso coerente circa l’irregolarità non lineare della stazione eretta, facendo riferimento alla sola logica anatomica.
Questo enunciato può essere confermato dalla sua efficacia terapeutica. Dalla natura non lineare del sistema posturale dell’uomo eretto, in effetti, è possibile deurre conclusioni pratiche ed è relativamente facile dimostrare sperimentalmente quanto queste conclusioni siano false o no. Ma la posturologia clinica non è ancora che a suoi inizi e rimangono numerosi lavori da fare affinché l’enunciato ne sia largamente avvalorato. Diciamo solo che questi lavori meriterebbero di essere iniziati.
Conclusione
Né i posturologi, né i medici sono stati gli artefici dell’emergere di questa nuova logica del tempo, della dinamica dell’istante, nell’approccio del reale, ma dato che non si conoscevano i capricci dei sistemi non lineari, i medici hanno dovuto arrangiarsi, come potevano, per interpretare quello che vedevano, con il loro senso clinico e …filosofico.
Oggi, i “posturologi” suppongono che la logica delle malattie posturali sia quella di una dinamica in divenire, della quale essi pretendono di scovarne le devianze e eventualmente correggerle prima che queste presentino le loro conseguenze sotto forma di lesioni irreversibili. Resta ai medici mettersi d’accordo per decidere se le malattie posturali entrino o no a far parte dei quadri della medicina.
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