Richieste e aspettative presentate ai bambini dal mondo degli adulti spesso non tengono conto dei ritmi del loro sviluppo evolutivo diversi da quelli che caratterizzano la società attuale. Il tempo degli adulti è un tempo frenetico che non lascia spazio all’attesa, all’ascolto, alla meraviglia, all’errore, all’imprevisto, al diverso. È un tempo dove viene richiesto tutto a tutti e con le stesse modalità, ma che non dà il tempo a ciascuno di appropriarsene.
La scuola, i genitori, la società riempiono il tempo dei bambini con impegni, richieste e aspettative che spesso non corrispondono ai loro bisogni animici. Oggi più che mai, nella scuola, nella famiglia, nella società, i bambini stanno dimostrando il loro disagio con comportamenti che noi adulti definiamo difficili e da curare secondo il nostro metro di giudizio, riducendo la diagnosi: è autistico, è iperattivo, è dislessico…
Il mio incontro con la dentosofia mi ha confermato che un’esagerata e precoce intellettualizzazione del bambino lo porta ad investire molta energia nell’elaborazione del pensiero piuttosto che nella costruzione del proprio corpo. L’essere umano deve prima passare per la fase della deambulazione, poi per quella del linguaggio, per poter arrivare alla fase del pensiero.
Il bambino in un primo tempo ha bisogno di tutta la propria energia per costruirsi il corpo fisico che gli permette poi di accedere alla deambulazione. Se le sue forze vengono mobilitate in modo inadeguato, il bambino si indebolisce e non ha più il tempo fisiologico di portare a maturazione la sua sfera psicoaffettiva. Ciò si manifesterà su di un piano fisico per mezzo di svariate malattie infantili, problemi otorinolaringoiatrici e un’eruzione dentale anomala, ecc.
Le malformazioni della bocca (il 70% dei bambini presenta delle problematiche) sono un chiaro segnale di una disarmonia da trasformare in un nuovo equilibrio. L’equilibrio della bocca è l’espressione dell’equilibrio dell’uomo, nel suo contesto sociale che è il mondo. Ogni essere umano possiede un potenziale di equilibrio che non perde mai in quanto la sua natura profonda è «equilibrio».
Una bocca squilibrata è sintomo di un individuo non in armonia, e la posizione dei denti, visti sia singolarmente, sia nel loro insieme, può rivelare una determinata situazione psicoaffettiva.
Tra gli strumenti di ortodonzia, l’attivatore Soulet-Besombes si caratterizza perché agisce non solo come strumento ortodontico, ma riesce ad attingere a forze di autoguarigione come rieducatore delle funzioni biologiche vitali (respirazione, deglutizione, fonazione, suzione e masticazione) essenziali per la dinamica dentale. Tutto questo si traduce in un perfetto riequilibrio della struttura scheletrica e quindi della postura.
A differenza di altri metodi ortodontici l’attivatore, essendo uno strumento mobile, pone il bambino nella possibilità di divenire egli stesso artefice attivo del suo riequilibrio, costruttore e protagonista principale di un percorso che lo può portare a ritrovare un nuovo equilibrio dento-posturale.
È il bambino che esercita la propria volontà attraverso l’esercizio attivo dedicando alcuni minuti della giornata all’ascolto di sé. Tale modalità potenzia ed accresce la stima e la fiducia in sé stessi e nelle proprie potenzialità; il bambino può divenire il «guaritore» di sé stesso.
Con l’uso dell’attivatore il bambino può porsi in ascolto del ritmo del proprio respiro; ascoltare questo ritmo e imparare, posizionando la lingua sul palato, a inspirare e a espirare per ricercare nel respiro stesso un equilibrio fondamentale per la propria crescita armonica.
Oggi i nostri bambini hanno spesso un respiro corto e affannoso che si ferma in gola; un respiro che rispecchia i ritmi del nostro vivere quotidiano dove è diventato necessario riempire tutti gli spazi dell’ascolto, del silenzio, della fantasia, della meraviglia. Per una crescita equilibrata è necessario aiutare i bambini a trovare il tempo per imparare ad ascoltarsi anche nella respirazione
In questo percorso i genitori hanno un ruolo importante nel sostenere il bambino accompagnandolo con uno sguardo sempre capace di comprendere e apprezzare. Uno sguardo che apprezza senza alcun pregiudizio e aspettativa ha una grande forza curativa; lo sguardo che valuta ferisce sempre anche se intende essere positivo.
Concretamente ciò significa riconoscere dignità al bambino e al suo percorso, anche se scorre secondo tempi che non sono i nostri o se raggiunge traguardi che non corrispondono alle nostre aspettative. È importante quindi che l’adulto (genitore, medico o altro) dia importanza ai punti di forza e bellezza del bambino, ai successi e non agli insuccessi e su quel terreno agisca per incoraggiare.
In questo modo l’adulto dà spazio alla prosperità, al futuro, perché riesce a far risuonare il progetto di vita del bambino, che è diverso dal proprio e non è nemmeno quello che egli considera giusto o sbagliato.
L’attivatore può così diventare anche uno strumento che permette di costruire un rapporto di fiducia tra genitori e figli, tra medico e piccolo paziente; fiducia nel futuro in un contesto libero da aspettative e richieste dove diventa importante il tempo dell’attesa e della calma interiore.
RISPONDO AD ALCUNE DOMANDE…LE PIU’ FREQUENTI
Perché l’attivatore è in grado di “rieducare” la persona nella deglutizione, fonazione, respirazione ecc.?
«Secondo i funzionalisti, l’alterazione delle funzioni biologiche vitali causa una sindrome, costituita da un lato da dismorfosi a livello della bocca, dall’altro da svariate patologie organiche, tra cui problemi otorinolaringoiatrici, alterazioni posturali, ritardi nell’apprendimento, cefalee.
Questa nozione è molto antica, ma è a Pierre Robin all’inizio del secolo scorso che si fa risalire l’introduzione dei metodi funzionali in odontoiatria. Le funzioni neuro-vegetative oro-faringee, la cui alterazione può causare questa sindrome, sono:
– la suzione e il suo stadio maturo, la masticazione
– la deglutizione
– la fonazione
– la respirazione nasale.
Da un punto di vista neuro-fisiologico queste funzioni sono interdipendenti e collegate tra di loro, quindi lavorare su una di esse permette di lavorare sul loro insieme e lavorare sulla loro correzione simultaneamente potenzia i risultati. Proprio su questo principio funziona l’attivatore, perché opera una correzione simultanea:
– della respirazione, impedendo quella orale e rieducando quella nasale
– della deglutizione, guidando con la sua conformazione la lingua nella posizione corretta
– della masticazione, grazie alle micro-poli-stimolazioni che il suo utilizzo fornisce ai denti. Inoltre questi sono svincolati dalle forze muscolari che agiscono su di loro e possono trovare la collocazione più adatta al loro corretto funzionamento».
La rieducazione svolta dall’attivatore potrebbe anche svolgere un ruolo fondamentale per una corretta visione? Perché?
«Per mezzo di uno strumento chiamato pupillometro è possibile misurare la distanza interpupillare. Questa distanza può essere misurata con i denti che si toccano, con i denti che non si toccano e in massima apertura della bocca. In un alcuni pazienti questa distanza varia nelle tre condizioni di misurazione: sono quelli in cui la bocca interferisce con una corretta visione. Questi pazienti possono trarre beneficio dalla riarmonizzazione dell’occlusione operata dall’attivatore anche a livello visivo.
Da un punto di vista neurologico, alcune fibre del nervo ottico raggiungono il collicolo superiore, una struttura molto arcaica posta a livello del tetto del mesencefalo. Il collicolo gestisce i movimenti oculari e riceve afferenze dirette dall’orecchio (che ci permettono di girarci verso la zona da cui proviene un suono), ma anche dalla bocca. Queste connessioni nervose sono alla base delle relazioni tra occlusione e visione e spiegano perché un riequilibrio della bocca possa giovare anche alla vista».
Fino a che età è possibile ottenere risultati evidenti?
«Bisogna capire cosa si intende per risultati evidenti. Se intendiamo la scomparsa di un sintomo (cefalea, acufene, dolore cervicale o altro), la si può ottenere a qualsiasi età. Se invece ci aspettiamo lo spostamento visibile dei denti, questo è più facile che avvenga nei pazienti in crescita.
Ad ogni età si ottengono comunque spostamenti dentali, magari non percepibili visivamente, ma che fanno funzionare meglio il dente individualmente e nel complesso della bocca e dell’organismo.
Da zero a sei anni la funzione prevale sulla forma. Quindi se intercettiamo delle problematiche prima dei sei anni, la rieducazione delle funzioni (respirazione nasale, posizione della lingua) può avere effetti strabilianti, ma spesso è difficile ottenere la collaborazione del piccolo paziente.
Dai sei anni fino al completamento della crescita forma e funzione sono tra loro in un equilibrio che si va spostando sempre più a favore della forma. Sicuramente è più facile ottenere la collaborazione e i risultati visibili sono in genere molto buoni.
Nell’adulto, la forma guida la funzione, è più rigida. Sicuramente si ottengono miglioramenti funzionali, ma non sempre spostamenti dei denti, anche se i nostri pazienti cessano mai di stupirci piacevolmente».
La dentosofia può aiutare a ripristinare il corretto funzionamento dell’ATM? E cosa può fare in caso di acufeni, emicranie, vertigini, dolori facciali…?
«La forma dell’attivatore induce la mandibola a portarsi in avanti, in modo che gli incisivi inferiori possano prendere posto nella parte inferiore dell’apparecchio. In questo modo l’attivatore corregge o impedisce una posizione mandibolare scorretta.
Il riequilibrio della bocca che ne consegue risolve tutti quei sintomi (quindi cefalee, acufeni, dolori vari, vertigini) che erano legati a un suo squilibrio, in particolare a una posizione troppo arretrata della mandibola, a una contrattura di certi distretti muscolari o a una posizione scorretta della lingua».