Ernia del disco: ossigeno-ozono terapia
L’ernia del disco ed il suo trattamento con ossigeno-ozono terapia: tecnica intradiscale ed intraforaminale. La colonna vertebrale è composta dalla sovrapposizione di elementi scheletrici (vertebre) con interposti i dischi intervertebrali.
Il disco intervertebrale la cui funzione è di cuscinetto ammortizzatore, è costituito dal nucleo polposo e dall’anulus fibroso. Il nucleo polposo forma la parte centrale del disco, ha una consistenza “gelatinosa” ed ha un elevato contenuto di acqua. L’anulus fibroso, costituito da una serie di lamine fibrose concentriche, ha la funzione di contenere il nucleo polposo e garantisce un’ottima resistenza a sollecitazioni torsionali.
L’ernia discale è dovuta alla fuoriuscita, attraverso una lacerazione dell’anulus fibroso, del nucleo polposo con possibile compressione del sacco durale (membrana che avvolge i nervi) e della radice nervosa. E’ una patologia molto frequente soprattutto tra i 30 e 50 anni e le sedi più frequenti sono i livelli L4-L5 e L5-S1.
Il sintomo più frequente è la lombosciatalgia (dolore a livello lombare e lungo l’arto inferiore). Può avere un esordio acuto (sforzo intenso) o graduale (dolore lombare lieve e successiva irradiazione lungo la gamba). Possono associarsi delle parestesie (formicolii), alterazioni della sensibilità e deficit di forza specifici all’arto inferiore.
Nella diagnosi un ruolo importante lo svolge la TAC ma in misura maggiore la Risonanza Magnetica Nucleare che permette una migliore definizione dei tessuti molli “ernia”.
Il trattamento può essere conservativo o chirurgico. Il trattamento conservativo include vari presidi tra cui il riposo, la terapia farmacologica (antiinfiammatori e antidolorifici), le terapie fisiche (Fisioterapia). Il trattamento chirurgico può essere “classico” (discectomia standard, microdiscectomia) o “mininvasivo” (ossigeno-ozono, Laser, coblazione ecc.).
Tra le metodiche mini-invasive l’impiego di ossigeno-ozono (O2-O3) è da tempo utilizzato e accoglie consensi favorevoli. L’efficacia terapeutica di tale procedura risulta pari a quella di altri trattamenti mini-invasivi ( risultato favorevole completo o parziale in circa il 70-75 % dei casi) sottolineando sia la bassa incidenza di effetti collaterali sia quella di complicazioni relative alle tecniche di applicazione, qualora vengano eseguite “ da mani esperte e nel rispetto delle linee guida”.
TECNICA INTRADISCALE:
Con l’ausilio di un amplificatore a brillanza (RX) e nel rispetto assoluto della sterilità si accede per via percutanea dal lato dove è prevalente la sintomatologia dolorosa, tramite un sottile ago, direttamente all’interno del disco intervertebrale. Ottenuta la conferma radiologica del corretto posizionamento dell’ago, si somministra la miscela di gas in volumi e concentrazioni secondo le Linee Guida della FIO. La manovra viene eseguita previa anestesia della cute ed in sedo-analgesia.
TECNICA INTRAFORAMINALE:
Con l’ausilio dell’amplificatore a brillanza (RX) e nel rispetto assoluto della sterilità si accede per via percutanea, tramite un sottile ago, al forame intervertebrale da cui le radici nervose fuoriescono dal canale vertebrale; dopo conferma radiologica e dopo aver eseguito il test di aspirazione (che scongiuri la puntura accidentale di un vaso sanguigno), si procede alla lenta somministrazione di gas in volumi e concentrazioni secondo le Linee Giuda della FIO. La manovra viene eseguita previa anestesia locale della cute e sedo-analgesia.
L’EFFETTO DELLA MISCELA OSSIGENO-OZONO nella tecnica intradiscale e intraforaminale si esplica in un effetto:
antiinfiammatorio, analgesico, miorilassante e iperossigenante
disidratante sul tessuto non ben vitale del disco intervertebrale avviato al processo degenerativo e dell’ernia, con possibile riduzione di volume e minor compressione della radice nervosa