COME CAMBIARE IL MODO DI TRATTARE LE LESIONI AI TESSUTI MOLLI
La Graston Technique® è una tecnica di mobilizzazione dei tessuti molli assistita da strumenti, basata sull’evidenza scientifica, che permette ai clinici di affrontare efficacemente il tessuto cicatriziale e le restrizioni fasciali attraverso una formazione completa, con conseguente miglioramento dei pazienti.
La tecnica Graston Technique® utilizza strumenti in acciaio inox appositamente progettati, in concomitanza con l’esercizio terapeutico appropriato, per identificare in modo specifico e di conseguenza trattare efficacemente aree che presentano fibrosi dei tessuti molli o infiammazione cronica. Gli strumenti vengono inoltre impiegati in fase di diagnosi per seguire la catena cinetica, per localizzare e trattare la causa del sintomo, così come la specifica area dolorosa.
Il metodo Graston Technique nasce con l’obiettivo di mobilizzare il tessuto fasciale, rilasciare le sue restrizioni e aumentare i processi riparativi di una determinata zona tissutale. Gli effetti sono: una riduzione del sintomo (in caso di dolore), una maggiore espressione sia di forza sia di flessibilità e, dunque, un ridotto rischio di infortuni.
Anatomicamente, la cosiddetta fascia è composta da una serie di membrane di tessuto connettivo che proteggono un organo o un complesso di organi e hanno funzione di nutrimento. Le fasce avvolgono e sostengono anche i muscoli, e per fare sì che questi possano essere forti e flessibili è necessario che gli strati della fascia riescano a scorrere tra di loro. Infatti, una delle funzioni fondamentali della fascia è proprio la trasmissione di forze: il 30-40% della forza generata da un muscolo viene trasmessa dal tessuto connettivo che lo avvolge. Questo spiega perché è così importante la salute del tessuto fasciale.
Gli strumenti per trattarlo secondo il metodo Graston sono di sei tipi diversi, in base alla forma della parte da trattare: che può essere concava o convessa, grande o piccola e così via. Prima di iniziare il trattamento, è fondamentale il riscaldamento dei tessuti attraverso un lavoro aerobico per qualche minuto oppure attraverso l’utilizzo di macchinari.
Poi si fa una valutazione facendo scorrere con una leggera pressione lo strumento sul tessuto per verificare dove è più ruvido, dove presenta una consistenza anomala e dove impone maggiore resistenza allo scorrimento.
Lì vuol dire che c’è una restrizione fasciale e si deve rimanere più a lungo (per un massimo di 30-60 secondi per zona), alternando varie tecniche e modificando le direzioni di applicazione.
In seguito è necessario fare 2-3 minuti di stretching sui segmenti trattati; poi per ogni gruppo muscolare vanno fatti esercizi di rinforzo, con tante ripetizioni a
basso carico, per qualche minuto.
Per concludere, di nuovo stretching
Per quali patologie è indicato il metodo Graston?
sono clinicamente provati per raggiungere più velocemente i migliori risultati sia in fase acuta che cronica delle seguenti patologie:
- tutte le tendinopatie sia acute sia croniche: epicondiliti, epicondilite laterale (gomito del tennista) epicondilite mediale (gomito del golfista)
- infiammazioni dell’achilleo, del rotuleo, del sovraspinoso (tendine della cuffia dei rotatori della spalla)
- sindromi fasciali: fascite plantare(dolore al piede), sindrome della bandelletta, dito a scatto stiramenti legamentosi: distorsioni di caviglia, dei collaterali di ginocchio, crociati, sindrome rotulea (dolore al ginocchio)
- cicatrici/aderenze: dopo un intervento, ematoma o strappo muscolare;
- sindromi da intrappolamento: tunnel carpale, tarsale, stretto toracico.
- distorsione cervicale (dolore al collo)
- sindrome del tunnel carpale (dolore al polso)
- tendinosi della cuffia dei rotatori (dolore alla spalla)
- tendinosi all’Achilleo (dolore alla caviglia)
- sofferenza medio-tibiale
- stiramenti lombari (mal di schiena)
- fibromialgia