Esercizi di rinforzo selettivo del medio gluteo con resistenza manuale, elastica od isotonica
Esercizio 1: tibiale anteriore e tibiale posteriore con resistenza manuale
Serie: 5 Ripetizioni : 12 Recupero: 30’’
Esercizio 2: inversioni con resistenza manuale
Serie: 5 Ripetizioni : 12 Recupero: 30’’
Esercizio 3: eversioni con resistenza manuale
Serie: 5 Ripetizioni : 12 Recupero: 30’’
Esercizio 4: tavoletta propriocettiva computerizzata in scarico ed appena possibile in carico
Esercizio 5: riabilitazione propriocettiva del piede ruotando in senso orario ed antiorario la palla
Serie: 3 + 3 Tempo di lavoro: 30’’ Tempo di recupero: 30’’
Esercizio 6: Contrazione isotonica della muscolatura cavizzante
Serie: 3 Tempo di lavoro : 30’’ Tempo di recupero tra le serie: 1’
FASE 2
- Valutare l’opportunità di mantenere la terapia strumentale
Associare agli esercizi della fase 1 gli esercizi sottoelencati
Esercizio 1: flesso estensione sul piano sagittale
Serie: 5 Ripetizioni: 12 Recupero: 30’’
Esercizio 2: traslazione del peso
Portare il peso del corpo sulla parte interna di un piede (come fosse lo spigolo interno di uno sci).
Automaticamente la pressione dell’aria interna dello skimmy solleverà l’altro piede (come fosse lo scarico dello sci a monte)
Serie: 5 Ripetizioni: 12 Recupero: 30’’
Esercizio 3: inversione ed eversione sul piano orizzontale
Serie: 5 Ripetizioni : 12 Recupero: 30’’
Esercizio 4: passaggio del peso
Portare il peso del corpo sulla gamba sulla gamba anteriore e successivamente su quella posteriore mantenendo la posizione per alcune secondi
Serie: 5 Ripetizioni : 12 Recupero: 30’’
Esercizio 5: circonduzioni
Portare il peso del corpo su tutte le parti esterne dello skimmy permettendo una circonduzione della caviglia.
Serie: 5 Tempo di lavoro per serie: 45’’ Recupero: 30’’
Esercizio 6: equilibrio monopodalico
Mani ai fianchi, in equilibrio su di un piede, toccare con la punta del piede libero i punti indicati dall’operatore.
Serie: 5 Ripetizioni : 12 Recupero: 30’
FASE 3
- Abbandonare gli esercizi della fase 1
- Mantenere gli esercizi propriocettivi della fase 2, proponibili anche sotto forma di “circuito propriocettivo”
- Inserire esercizi di propriocettiva su trampolino elastico. Inizialmente bipodalicied in seguito monopodalici.
- Inserire un lavoro di andature su sabbia (skip basso, skip medio, skip alto, calciata spostamenti laterali, corsa balzata..ecc…)
- Ripresa della corsa in linea
- Graduale inserimento della corsa con cambiamenti di direzione
- Graduale inserimento della tecnica individuale con palla
Il trattamento conservativo della caviglia instabile (compartimento laterale)
Numerosi eventi distorsivi a livello della articolazione tibio-tarsica, soprattutto nel caso in cui non siano stati affrontati correttamente da un punto di vista terapeutico, comportano l’insorgenza di un’instabilità cronica della caviglia. La progressiva incompetenza dell’apparato legamentoso farà si che, per traumi di sempre minor entità, si ripresenti un nuovo ed inficiante evento lesivo sino al punto in cui, anche un evento assolutamente non valido dal punto di vista meccanico, possa comportare una franca distorsione. In questi casi il trattamento conservativo differisce, soprattutto nei tempi ma non nella sostanza, rispetto a quello adottato nell’immediato periodo post-traumatico. Le sue linee guida sono così riassumibili.
- Generalmente la terapia strumentale (laser, US, micro correnti…) non trova in questo caso, trattandosi di una lesione inveterata, un suo campo di applicabilità.
- Gli esercizi da proporre inizialmente sono sostanzialmente quelli della II° fase post-traumatica, anche se possono essere, perlomeno inizialmente, complementati dagli esercizi con resistenza manuale della I° fase.
- Il piano di lavoro deve prevedere esercizi di rinforzo selettivo del medio gluteo con resistenza manuale, elastica od isotonica
- Ad una caviglia instabile possono generalmente associarsi:
-tenosinoviti del tibiale posteriore -tendinopatie dei peronieri -tendinopatie dell’achilleo
Questi possibili quadri di patologie associate debbono essere attentamente valutati ed, eventualmente, affrontati con un idoneo piano di trattamento.
- L’adozione di un taping appropriato (vedi riquadro specifico) può costituire un valido presidio terapeutico.
L’evento distorsivo a carico del compartimento mediale
La lesione del compartimento mediale, già descritta dal Dr. De Ponti, nel precedente articolo, costituisce una lesione piuttosto rara, ma malauguratamente spesso sottostimata. Infatti un suo non congruo trattamento può comportare una compromissione, non solo dell’attività sportiva, ma anche della stazione eretta, soprattutto nel caso in cui all’evento lesivo si associ una situazione d’instabilità dell’articolazione sottoastragalica. Infatti, in caso di lesione, e susseguente incompetenza, del legamento deltoideo, l’unico stabilizzatore attivo sinergico a quest’ultimo, e quindi in grado di vicariarlo, è il muscolo tibiale posteriore, che non è comunque in grado, da solo, di controllare, compensandola, un’instabilità di grado medio/alto. E’ bene ricordare che il muscolo tibiale posteriore è un robusto supinatore ed adduttore dell’avampiede e nel contempo un debole flessore plantare. I punti essenziali da considerare nel caso di trauma distorsivo a carico del compartimento mediale possono essere così riassunti:
- Nei casi di maggior gravità occorre comunque considerare l’opportunità di ricorrere all’intervento chirurgico ricostruttivo capsulo-legamentoso
- In caso di trattamento conservativo occorre prevedere l’immobilizzazione tramite tutore al fine di impedire la rotazione esterna del piede per un periodo compreso tra le 4 e le 6 settimane.
- La ripresa dell’attività sportiva è più lenta rispetto a quanto non sia nel caso di trauma al compartimento legamentoso laterale. Nei casi più gravi il periodo di riabilitazione può arrivare anche a 120 giorni.
- Nel programma riabilitativo occorre prestare un’attenzione particolare al rinforzo del muscolo tibiale posteriore e dei muscoli flessori plantari.
- E’ consigliabile l’adozione di un ortesi plantare che sostenga il versante mediale.
UN TAPING PARTICOLARE
Il kinesiotaping è stato ideato da un chiropratico giapponese, di nome Murai, nel 1973, e poi ripreso e sviluppato dal Dr. Kenzo Kase che può essere, a tutti gli effetti, considerato come il suo vero divulgatore. Il nastro utilizzato per questo tipo di taping è di tipo elastico (la cui estensibilità supera il 30-40% della sua lunghezza) ed adesivo. Tra i diversi campi applicativi del kinesiotaping, troviamo particolarmente interessante il suo utilizzo nell’ambito dell’instabilità di caviglia. La differenza sostanziale tra il kinesiotapinged un taping ortodosso, risiede nel fatto che il Kinesiotaping, grazie al suo elevato modulo elastico, è in grado di mantenere una continuità di informazioni prpriocettive nei confronti dell’apparato muscolo-legamentoso del piede e della caviglia, capaci di determinare quell’aumento di stiffness, che costituisce, a mio avviso, come illustrato nel mio precedente articolo, il pre-requisito essenziale sul quale basare un’efficace strategia preventiva nei confronti dei traumi distorsivi di caviglia. Ovviamente, l’utilizzo di questo particolare tipo di taping, non costituisce l’unico mezzo esaustivo di prevenzione ma deve essere necessariamente inserito in un contesto fisiochinesiterapico specifico, globale ed articolato.
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